La sirena nella città
Raccontando il mio ritorno a casa, non ero sicura quale era casa mia, ma dopo il mio tempo sabbatico, tra pratica e famiglia nel mio paese, sapevo! il cuore me lo chiedeva, dovevo tornare. La lingua italiana mi possedeva e dovevo scrivere in italiano anche se il mio computer era in spagnolo. Il cuore mi dettava doveva essere così. Renato, il cane di mia sorella mi guardava con i suoi occhi teneri mi faceva compagnia. Non avevo più tempo per scrivere dovevamo uscire e riconoscere la città, il caldo ci aveva indebolito a Santiago. Durante la notte il silenzio e un’emozione mi invadeva, chissà, nervosità, l’insonnia s’era appropriata di me. Sono stati i suoi tweet che arrivavano sempre nel momento giusto e in sincronia mi rincontravano.
Mi sentivo come una sirena offuscata nella città avevo bisogno del mare, ma non piansi e viaggiai il primo possibile a Matanzas, volevo arrampicarmi nella pietra della sirena e parlare con lei come quando piccola e anche come quando adolescente ma, ora come adulta, da sempre parlavo con lei, con la sua anima che mi circondava amichevolmente ogni volta che andavo a trovarla e quando da sola guardavo verso l’orizzonte che la ritrovava.
L’anima della sirena percorreva verso giunzioni di una terra che piangeva, i dolori brulicavano e risalivano, una e altre volte quando la marea scendeva, lasciavano vedere il suo piccolo sorriso che diceva, bentornata alle mie pietre.
Quando iniziai a camminare verso la battigia mi prese per la mano mostrandomi molte altre pietre che brillavano dal fondale roccioso che la richiamavano.
Da quando era sbarcata la nave straniera tutto era cambiato,
la sirena mormorava tra una lingua ed un’altra: mi distingui?
Domandava osservando come si colorava l’infinito in una riscoperta.
In "I quadernetti poeteci !": Il poeta di campagna e il poeta di citttà
"Sifaperbenedizioni"